“Solitudine d’Israele” di Bernard-Henri Lévy

 In Solitudine di Israele Bernard-Henri Lévy legge le accuse, le calunnie intorno alla risposta di Israele all'attacco barbaro del 7 ottobre 2023. E non solo: legge i millenni della Storia.

 

Afferma la giustezza dell'abilità della risposta israeliana all’attacco, in ogni caso nel senso che poteva anche essere diretta da qualcuno di meno problematico di Netanyahu. ma c'è Netanyahu e questo è un aspetto della gestione dello Stato di Israele che ha, guarda caso, le due facce della gestione del potere oligarchico di ogni nazione, delle nazioni dette occidentali, dove più che la democrazia c'è la democratura. C’è lo schema della guerra tra due tribù o gruppi o società o popoli o comunità.  Le dottrine politiche non dicono il loro nome, nel senso che occorre assolutamente arrivare ad avere due grossi partiti e si decide ciascuna volta se può lavorare uno o può lavorare l'altro, può governare uno o può governare l'altro, sono due modi in guerra, ma di condurre una battaglia oligarchica, per cui poi ogni oligarchia può vivere all'ombra di un mito di spirito piuttosto che l'altro opposto. Rispetto a questo Bernard-Henri Lévy, per quanto abbia scritto La barbarie dal volto umano, poi è rimasto con un profilo canonico, ossia trasforma ogni cosa in letteratura d’inchiesta, senza più potere analizzare la divisione del due in due uno sempre in conflitto. Nonostante la credenza nel male assoluto, certo le sue testimonianze sono civili, contributi al dibattito e alla diplomazia.

Certo Lévy non risparmia a Netanyahu l’obiezione di svendere un sistema giudiziario che faceva la fierezza di Israele, sebbene si tratta anche di fermare la mano popolare e giustizialista di parte dei media e di parte della magistratura. Certo non risparmia quei coloni che approfittano della guerra per nuove installazioni in Cisgiordania. Certo Israele non è un pedone dell’Occidente, ma la sua punta. Uno sguardo alla lista dei premi Nobel è istruttivo.

 

La battaglia sociale tra due sponde rimane misterica e sotto il principio dell’alternanza e dell’alternativa. Le condizioni sono dettate, pare, non da un gruppo o da un altro, ma dallo spirito del tempo. Non è che siano dettate o aggiornate da una parte o dall'altra, tra la destra e la sinistra. Sono semmai panni che ciascuno mette e smette, per cui non riguardano una parte sola, sono invertibili queste parti, infatti c'è chi è passato spesso da una parte all'altra, da destra a sinistra e viceversa, liberali e comunisti, il tutto gestito con una meccanica che sfugge anche a chi forgia e impiega queste macchine.

Il principio dell'uguale, dello zero dello zero, dell'uno dell'uno, dell'Altro dell'Altro, il principio della vita doppia, del volto doppio, del linguaggio doppio, della parola doppia, della doppia scena, del doppio corpo, del doppio corpo del re, non solo del re, di ognuno. Ognuno ha il doppio corpo, la doppia faccia, il doppio cervello, il doppio piano (il piano B non manca a nessuno).

E ognuno dei contendenti, proclamando A, è in preda erotica a B.

 

La promessa è l’uguaglianza, anche due popoli due stati. La minaccia liturgica (proclamata) e cerimoniale (eseguita) è “un solo popolo, un solo stato”. L’uguaglianza è quel principio che per ottenere l’unicità del figlio richiede la strage dei fratelli.

 

Chi vuole partecipare alla gestione assurda del potere globale vincente oggi è della corrente sino-indiano-russo-islamica, tacitando le varie fitne locali, contro il vecchio guardiano planetario americano occidentale, diventato demograficamente inferiore. È il blocco oligarchico orientale che “spinge” gli studenti delle università occidentali a manifestare per Hamas. È lo stesso blocco che ha influito sull’ondata di piazza in Israele che per mesi ha manifestato contro Netanyahu. È per l’influenza dello stesso blocco che il 7 ottobre 2023 non c’è stata un’ondata di sdegno degli studenti occidentali contro il massacro perpetrato da Hamas. I sostenitori occidentali propal sono ghiotti del cibo della schiavitù che viene loro somministrato.

 

Influenza? L’influenza sovietica prezzolava in Italia la sponda sinistra e per lo stesso gioco ancora in corso i prezzolati di quarant’anni fa (documentati da Mitrokyn) hanno ancora pagine intere dei giornali a loro disposizione. Certo, lo schema basico del fratricidio non smette di funzionare agganciato al principio di uguale: era ed è per contrastare l’influenza americana con i suoi prezzolati…

 

Tale specie di doppia nebulosa ideologica è questa: una doppia fake news in un mondo governato dalla falsità.  Eppure questi tentativi di governare il pianeta sono tutti fatui e ancora ricchi di imitazioni. C'è qualcuno che crede ancora alla riuscita dell'impero romano? Non ci sono più zar e kaiser a imitare Cesare?  È rimasto solo Putin (è il suo sogno quello di restare solo, l’ultimo, l’unico degli unici: non c’è un doppio che non si percepisca come unico)? C’è chi coglie come questo zar sia molto khan, molto mongolo. E il mongolo non era il romano. C'è addirittura il tentativo di fondere Est e Ovest (Eurasia) nella figura del khan-zar, Putin. Il suo ideologo è Aleksandr Dugin. Putin è sia Khan sia Zar, sia Oriente sia Occidente, è come qualcuno che vuole vincere su tutti i tavoli della roulette del casinò, vuole tutti i casinò, non vuole vincere a un tavolo, vuole i casinò, vuole l'insieme di tutti gli insiemi, il potere di tutti i poteri, che non esiste, nemmeno matematicamente esiste l'insieme di tutti gli insiemi, eppure è inseguito.

 

Allora, se tutti, quasi, sempre quasi, sono mercenari, perché colpire un mercenario? Quello che vale per il colpito non vale per gli altri, guarda caso, il principio c’è, tutti corrotti ma gli altri sono immuni. Siamo al capro espiatorio, siamo a Freud, non siamo ancora alla cifrematica. Il capro espiatorio non esiste in quanto tale, come nello spaccio di René Girard. L’idea d’inclusione e di esclusione poggia sul principio di uguale: e sono fatuità, fantasmi, fantasmagorie, realtà fittizie, misteriche, burlesche.

 

Questa è la questione, il trattamento di Netanyahu è lo stesso con tutte le mutazioni di nazione e di tante altre storie, del trattamento che ha avuto Silvio Berlusconi, creazione del mostro, del corrotto, “ma è corrotto di più degli altri” urla il popolo eterodiretto, e così sono tutti corrotti e tutti i mercenari anche quelli che lo attaccano. Haaretz è il centro di battaglia contro Netanyahu, ma andate a leggere la storia di Haaretz e ci sono degli elementi di quel che sto dicendo. Si tratta di una riforma della giustizia per frenare, impedire, bloccare il suo uso per fare fuori l'avversario politico, esautorando il parlamento.

Allora, tutta questa piazza e questa rivolta? Cogliamo un dettaglio di come si stanno svolgendo queste battaglie?

 

Nella sua testimonianza civile, Bernard-Henri Lévy si attiene alla procedura per integrazione e non alla procedura per distruzione che è in corso.

Il mondo in cui le oligarchie vorrebbero rinchiudere la cittadinanza planetaria è fatuo, come la caverna di Platone. È il mondo che non regge la provocazione intellettuale. Si sente sfidato da chi non intende essere un popolo come gli altri, ma all’altezza della missione che gli è stata confidata, e essere il solo popolo che abbia l’accettata. E il messaggio della vita inversa mondana qual è? “Nessun luogo in questo mondo dove gli Ebrei siano salvi” (p. 35).

 

Inaccettabile la cavità chiusa, la casa dove è sempre questione di violenza, di stupro. È per la questione chiusa che c'è la fitna, la guerra interna, è per la questione chiusa che c'è il jihad, la guerra esterna. La guerra di famiglia e poi le faide tra famiglie estese o tribù non sono colte come fantasmatiche ma sembrano più reali della realtà effettiva e effettuale.

Ognuno è molto convinto e per esempio va in piazza oggi a battersi per… il lupo, dando del lupo all'agnello di Dio.

In questo mundus, che è la bottiglia con le mosche rinchiuse, non scelgo tra le mosche bianche e le mosche nere, questa bottiglia non mi va, non la rifiuto. Non accetto la finzione: il punto di speculazione, il punto di vista, il punto d’osservazione.

 

Quando c'è qualcuno come Bernard-Henri Lévy che lascia la porta aperta alla creazione dello Stato palestinese, è importante, addirittura dice molto tranquillamente che le installazioni in Cisgiordania, prima o poi, dovranno essere lasciate. Non sono lasciate finché Hezbollah continua a lanciare bombe, ma Hezbollah non è Hezbollah, nel senso che occorrerà pure che quello che sembra l'Altro approdi alla vita. C'è la questione islamica, la questione dell'Islam. Avevo dato un contributo anni fa rispetto al ritmo all'Altro. C'è una melodia apparentemente infinita nella musica araba, non senza la questione dei fratelli musulmani. Accennavo all'Islam che insiste sul tempo. Così anche nella poesia di Tahar Bekri, che insegna il passo millenario dell’islam.

 

Qual è la questione? La federazione di stati indipendenti, come la questione Etruria per Machiavelli. La cittadinanza islamica non accetta l’oligarchia islamica, presa nell’arcaismo fra la doppia via del califfato e della famiglia del profeta.

È il sogno oligarchico delle dottrine misteriche quello che resti una sola dottrina a governare sulle galassie.

 

La questione non è Israele/Palestina o Netanyahu/Hamas: non c'è parallelismo possibile tra l'uno e l'altro. Netanyahu non c'entra nulla con Hamas, la risposta forte militare che è stata anche quella di altri difensori dello Stato di Israele, non è l'operazione di terrorismo, è condotta con altri criteri, militari e non terroristici. Non è fatta con l'orrido della scena del male assoluto di Hamas, che rileva Lévy. Il drone che elimina il capo terrorista in Siria? L’operazione militare israeliana non gli ha ucciso i figli, non gli stuprato la moglie, non l’ha sventrata.

Lévy coglie che i Palestinesi sono in guerra silenziosa (è la paura) contro la dittatura hamassista (p. 57), e non accetta la teologia della disapprovazione al posto della teologia della liberazione, non scambia la risposta dell’esercito israeliano con l’attacco terroristico di Hamas.

 

Solo togliendo la parola dall’atto può erigersi l’antisemitismo, con la sua elezione del colpevole perfetto: lo spettro, non l’idolo. Anche l’esistenza dello spettro ebraico è un oltraggio per ogni uomo fatto fugacemente, ogni prostrato dinanzi alle oligarchie.

 

Il male radicale, assoluto, anche come bestia dell’apocalisse o come riedizione di Almaleck, come scrive Lévy, assolve dal surplus di risposta del premier israeliano? Ciascuna sfumatura partecipa dell’essenziale e dei dispositivi d’interlocuzione che nessuna guerra sospende.

Vincere è un dovere per Israele, ma rispettando le regole internazionali dell’ingaggio. È per diritto internazionale che è nato Israele nel 1948 e non per un’invasione territoriale, come quella condotta dalla Russia di Putin contro l’Ucraina.

 

Riguarda ognuno la via della guerra di disintegrazione dell’umanità. Inaccettabile per ciascuno che imbocca la via della cittadinanza planetaria. Ciascuno è inerme, non ha armi sostanziali e neanche mentali. Ciascuno si attiene alla parola, le sue armi sono intellettuali: la testimonianza civile è inderogabile. Facilissimo schierarsi fra due che vedono al posto della realtà effettiva e effettuale la torta da divorare. Nel leggere l’attacco terrorista di Hamas del 7 ottobre, Lévy parla di divorazione. È la guerra cannibalica condotta alla punta del jihad, della guerra contro gli infedeli, i non sottomessi alla legiferazione islamica. “Il male, in una parola, la divorazione dell’uomo per l’uomo” (p. 45).

Lévy obietta alla statistica di considerare la morte di un bambino come una necessità funzionale, un dato statistico, un dettaglio.

L’immenso massacro che persegue Hamas, la Palestina dalla riva del Giordano alla riva del Mediterraneo, esige la sparizione completa di Israele. Non c’è traccia dei due stati.

S’accorge Lévy che tutti gli ebrei possono trovarsi nella condizione d’essere un giorno o l’altro preda della Bestia dalla voracità senza limiti (p.120).

 

La via non è doppia, non c'è la via palestinese e la via israeliana. C'è la via e la via è la via intellettuale per ciascuno, non per tutti, non per ognuno, non per chiunque, ma per chi si attiene alla realtà della parola. La testimonianza di Bernard-Henri Lévy è una testimonianza civile, non è una testimonianza incivile, non è una fake news. Ci sono elementi che richiedono altra elaborazione: è il bello di ciascuna vita.

Nessuno è dispensato dalla lettura della testimonianza di Bernard-Henri Lévy.

 

 

Bernard-Henri Lévy, Solitude d’Israël, Grasset, 2024, pp. 176, € 17,00.

 

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