Leggere Verdiglione n. 24

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Leggendo La psicanalisi di questa mia avventura  (1978), l'appuntamento n. 24, stiamo per lasciare pagina 34, l'appuntamento precedente era intorno al sesso, al passo del tempo.

 

 «Volete toccare la punta estrema di un enunciato? Avete l'enigma. Una disgiunzione che resti disgiuntiva rivolge la questione isterica e la questione ossessiva in enigma in cui l'uno e l'altro si strutturano in un'insolubile incompatibilità. Ciascun ruolo può diventare “estremo”, bizzarro. Ciascun elemento è diviso da se stesso.»

Ciascun elemento non è unitario, ovvero non valgono i tre principi dell'antivita, non vale la logica di Aristotele, cioè che l'elemento sia uguale a se stesso, non sia uguale alla negazione di se stesso e che il terzo sia escluso dall'esperienza. Emerge che ciascun elemento è diviso da sé ovvero anche il ruolo, qui non è ogni ruolo, ciascun ruolo dividendosi nell'atto può diventare estremo. Nulla di relativo.

Sembrava tutto un tran tran, anche la bizzarria, invece il suono e la luce irrompono, come irrompono nelle Cose memorabili di Daniel Paul Schreber. “Volete toccare la punta estrema di un enunciato? Avete l'enigma”. Quindi la parola non è toccabile, non c'è contatto di spirito, non c'è la saldatura che afferrerebbe l'enunciato. La logica è fatta per toccare, per saldare, per la concordia obbligatoria. La logica ha due facce, l’essere senza il “non” e l’avere senza il “non”.  E il “loico” grufola nell’aiuola che lo rende feroce.

Il conto? Niente più conto, labirinto occupato. Il racconto? Niente più racconto, l’intervallo occupato. Per questa via: il conto saldato, e quindi una disgiunzione che non resta disgiuntiva, che diventa congiunzione, che diventa contatto di spirito, senza più la questione aperta.

La questione isterica, la questione ossessiva: nell’atto non tolgono l'enigma. Non c'è logica ossessiva, non c'è logica isterica: non c'è logica che chiuda la questione e che tolga la giuntura per la saldatura lineare e circolare. Nell'esperienza clinica la piega non è logica, non si toglie, non si linearizza, non si circolarizza e i tentativi trovano l’analisi fra constatazioni e coglimenti: sono rivolti in enigma.

Il sillogismo toglierebbe l'enigma nella formula “se A e se B allora C”.  allora se A è l'ipotesi dell'avvenire se B è la forgia del passato arcaico, la forgia del fatto, e è l'altra faccia dell'ipotesi dell'avvenire: allora C. Allora la riproduzione economica del fatto tra l'andata nell'avvenire e il ritorno dal passato… Il racconto paradossale, o meglio la parodia, è in Stephen Hawking, lettore di Kurt Gödel, che dice all’amico Albert Einstein che se le traiettorie delle forze della relatività sono chiuse, allora è possibile il viaggio nel tempo. E Hawking chiosa dicendo che un uomo lanciato nel futuro ritorna dal passato giusto in tempo per uccidere suo padre prima di essere concepito. Hawking non ha immagine e non crede nella parodia, non la scambia per realismo politico, che corrisponderebbe alla realizzazione stremata della vita a morte. La vita che nasce come un fatto di morte. “Se A e se B” è il due ipotetico, il due spirituale, il due che non regge e che si spaccia come spirito reggente. Sarebbe il due che si salda nella trinità. Che cosa regge la trinità? Che portatore è l’homo triplex? Il portatore della pena e della penitenza. Pena e penitenza religiosa, pena e penitenza militare, pena e penitenza burocratica. Gli esempi sono pressocché infiniti.

“Se A e se B, allora C” è la riproduzione economica della verità logica, che è ipotesi dell'avvenire, ipotesi del due: A e B.

 

«Il cammino della sessualità costituisce il cammino stesso del linguaggio. Con le sue torsioni con la sua trasposizione inarrestabile» (35). La sessualità è proprietà del tempo. La tentazione della sessualità: il cammino della sessualità e non la sessualità senza cammino, che è l'erotismo. La sessualità localizzata, incarnata in due sessi o molteplici generi. La sessualità fake news: etero, omo, bi, trans… La sessualità circolare: dove il punto d’arrivo si doppia sul punto di partenza.

La torsione linguistica inimmaginabile, incredibile, è il teorema dell’inesistenza della retta via, smarrita o ritrovata. Le torsioni del cammino intervengono dove si gioca la combinazione del corpo e della scena degli elementi linguistici, con la loro trasposizione inarrestabile. Il linguaggio che si traspone nel cammino non è naturale, non è del parlante natìo di Noam Chomsky. È in tal senso che “travolge il biologico”. Travolge l'ipotesi biologica, l'ipotesi della logica della natura, fra creazione e procreazione, più o meno assistite e protette.

Non è questione di “un” linguaggio, quello del destino assegnato, incatenato nell’ordine rotatorio. “Logica” che è la nominazione che “rompe con la raison sous le voile”.  Il doppio livello? Sotto il velame dei versi strani (Dante)? Piuttosto il verso procede dal vel, che non è aut-aut.

 

Più nessun incantesimo per «“ogni senso nascosto”, cercato, precipuamente da quella biologia che si preoccupa di eludere il corpo».

 

La biologia che elude il corpo della parola sprona l'uso del corpo negato. Solo così si afferma l’uso dei corpi degli schiavi con la promessa della liberazione dall’uso malefico dell’Altro negato. È anche l’impianto del filosofo Giorgio Agamben, considerato alla punta della filosofia italiana e francese. Il corpo eluso è il corpo doppio: il corpo manifesto e il corpo nascosto. L’ontologia vede entrambi: si attribuisce il corpo buono nascosto e attribuisce all’altro il corpo manifesto cattivo. La demonologia del corpo porta a ogni massacro dei corpi. All’ultima guerra dei corpi fino all’ultimo a corpo a corpo.

Il corpo manifesto, il corpo con il suo senso manifesto. Il corpo nascosto, il corpo ipostatico con il suo senso ipostatico. Nell’alternanza e nell’alternativa non c’è nulla da scegliere: nel cerchio la scelta è obbligatoria. L’idea del corpo è un’idea dell’avvenire e per questo forgia il fatto arcaico come modello da riprodurre economicamente nel presente. È il “cerchio magico” (Freud) che anche quando è ipnotico (Lacan alle prese con l’”ordine rotatorio”) conferma la perenne ripetizione dell’identico, che non è appannaggio solo della cosiddetta compulsione ossessiva.

 

«Negare la sessualità vale a istituire una mancanza della mancanza. Se non c'è rimozione primaria nella psicosi, secondo l'affermazione della psichiatria da Jung a Melanie Klein, la psicosi funziona come limite, atto dell'atto al negativo» (cit., p. 35).

Tolta la sessualità, il tempo come divisione è convertito idealmente in durata. E le figure della mancanza della mancanza, quali l’androgino, la donna tutta, l’homo duplex, lo spirito, risultano, secondo la formula di Lacan per la psicanalisi: durare quel che durano. Anche il molto e non solo il poco non arrivano a sospendere l’infelicità della durata. Da qui le presunte condotte e comportamenti per la felicità drogata e farmacologizzata.

Che non si sia rimozione primaria nella psicosi vale al mercimonio di assumere la pillola del giorno dopo l’amplesso rimozionale, che dura quel che dura. È così che le cure a base di antipsicotici non finiscono mai. E gli innumerevoli suicidi, addebitati al male e non al rimedio, sono l’infamia della cura psicotecnica, sia sostanziale sia mentale. La negazione della negazione della negazione dell'atto è il fatto minimo comune ultimo sociale necessario, quello in cui “la psicosi funziona come limite, atto dell'atto al negativo”. La psichiatria e apparentati psicoterapeutici, nonché psicanalitici, su questa negazione fonda il suo potere poliziesco, nega la nominazione, la rimozione primaria della psicosi. La funzione di nome, che è la funzione di zero nella parola, la funzione del “non” dell'avere si convertirebbe in un “non avere”, sul quale istituire una mancanza della mancanza: un “non del non del non”. La formula ermetica di Lacan è: “nome del nome del nome”. Ecco il nome trinitario: la fusione del nome del padre, del nome del figlio, del nome dello spirito. Il “nome” del “nome del nome” è il tre che assorbe il due è si fa reggente. È questo il sogno della propaganda e non solo di Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista: la ripetizione della ripetizione della ripetizione produce la vera “falsa notizia”. È la fake news della gogna mediatico-giudiziaria, in cui non conta il reato, che non c’è, ma la ripetizione della menzogna, per uccidere l’innocenza di chi è allucinato come nemico, come diavolo, probabilmente. Ci sono nazioni in cui la probabilità di colpevolezza per chi entra nella macchina giudiziaria è quasi totale, dalla Russia al Giappone. In Italia la tecnica è quella dell’inquisizione pressoché Infinita: quando dopo 10, 20, 30 e più anni di processualità senza processo talvolta l’innocenza è riconosciuta: la distruzione della vita era già nel sospetto che ha avviato la procedura per disintegrazione, la procedura penale e penitenziaria. Il sospetto: guardare dal basso verso l’alto. Quando il sospetto designa, qualcuno è colpito dalla penitenza sociale, che assolve così i templari del deep state dai loro crimini “burocratici”, “atti dovuti”. L’indagine sugli atti voluti? Provoca la risposta magistrale.

 

«Se non c’è rimozione primaria nella psicosi […] allora la psicosi funziona come limite»: sarebbe il limite alla logica discorsiva, in cui ognuno è attante sociale e è rappresentato da un significante per un altro significante. «Se l'indagine verte intorno alla sessualità infantile e alla perversione, ciò avviene perché con la dimensione del godimento Freud da un'altra portata alla sessualità, non soggetta per nulla al principio riproduttivo». Il tempo ideale, come durata, è il tempo soggettivo, il tempo che il soggetto produce come tale. E sarebbe retribuita dal tempo come soggetto riproduttivo. L'umano avrebbe questa ipotesi di potere riprodursi nell’umanaio globale, dove ogni uno è uno, senza divisione, senza il tempo, dalla moratoria alal mortificazione della carne (Lutero). E questo vale a mantenere l'idea di un modello, chiamato idolo, e del suo contrario, chiamato spettro. Sono le due facce dello spirito, anche spirito del fallo e spirito dell’automa.

Un modello da riprodurre economicamente in tutte le sue copie? Idealmente. Tale è la volontà dell’Altro rappresentato. Eppure non c'è questa monologica, nonché metalogica, in cui “se A e se B, allora C”, senza viaggio, senza sogno, senza dimenticanza.

L’atto di parola procede dal due, che non si spacca in due uno. Il sillogismo è assurdo, impossibile. Le cose non procedono dalla logica e non procedono dalla sillogistica, che è la sua variabile debole, quella che ha avuto il suo pensiero nella provincia Italia. Nessuna ipotesi su A. Nessuna ipotesi sulla lettera, sia maiuscola sia minuscola. L’ipotesi su A è l’ipotesi dell’avvenire di A. In questa modalità, A risulta localizzato nel passato come noxa, come arcaismo demonologico, che va con la sua esecuzione obbligatoria. In Totem e tabù di Freud, la questione è enunciata come impossibilità di sottrarsi all’assassinio dell’innocenza del padre.

Nessuna cancellazione del due, ma l’atto di parola che procede dal due. Dualità pulsionale: la nominazione sul versante sintattico e sul versante frastico, sul versante del sentiero dello zero e sul versante del sentiero dell’uno. «E la struttura è questa incidenza simultanea - nella spirale della pulsione – di rimozione e resistenza». L’incidenza è del tempo nella parola: è l’incidenza che fa l’intersezione fra la condensazione e lo spostamento, come fra il simbolo e la lettera.

La disgiunzione, inseguita da chi evita la relazione, nega la giuntura per meglio negare la separazione: il risultato, fantasmagorico, è il “legame sociale”, ovviamente nella reciprocità sostenibile e resiliente, con un po’ di cipria solidale e inclusiva: la colla senza la quale non si dà società che si regga in piedi, secondo Pierre Legendre.

 

La relazione spirituale salda la sintassi e la frastica nella trasposizione psico-crimino-patologica, le due rive della mono funzione, del monologo dell'uomo mortale e immortale, c'è anche nella quadratura dell'intervallo, tale la rappresentazione del diagramma cartesiano, e nella quadratura del mondo di Heidegger.

Quindi la struttura originaria della parola s’inaugura nell’incidenza simultanea, che esperti, teologi, cabalisti, psicopompi cercano per forgiare la materia al posto di dio. Il Golem offre nell’ebraismo la parodia di questo tentativo.   

 

«Annodata da un nome, una struttura si trova impossibile da colmare, disarmonica». “Sovversione della ragione”, il capitolo è del febbraio 1977. Troviamo qui un‘incessante elaborazione anche dello strutturalismo, al quale Verdiglione non ha mai aderito. La struttura ontologica dello strutturalismo nella procedura per integrazione e nell’analisi si sfata: la struttura della nominazione procede dall’apertura: non è struttura chiusa e nemmeno aperta. Le aperture e le chiusure del discorso richiedono solo i guardiani della rivoluzione circolare. La rivoluzione senza la domanda intellettuale.

 

 Lo strutturalismo: non c'è la lacuna, non c'è il disturbo, non c'è il fiasco. Non c'è la nominazione.  La completezza del campo non si trova. E non è questione che si tratti di isomorfismo e quindi di autorizzarsi a dire qualsiasi cosa sull'incompletezza. Lo pseudo sillogismo, ovvero la sua acme è: se A allora B. È anche il ragionamento per analogia. A e B sarebbero due elementi linguistici eletti, dagli scribi del potere. Altra costante dell’elaborazione di Verdiglione: l’anfibologia fra elezione e selezione. Questioni immense. Verdiglione risponde: «un nome non è eleggibile». Enigma come approda a questa constatazione. Interviene la sua lettura del testo di Schreber, che non vinse le sue elezioni.

Il nome eleggibile e leggibile per eccellenza è il nome del nome, il nome di ogni successo e di ogni insuccesso.

Importante allora è che così come funziona nel lapsus: non c'è il soggettivante eletto come non c'è l'assoggettato seletto. Legittimo e illegittimo: la divisione in due classi, tolta la legge dalla parola, fra gli eleggibili e gli ineleggibili. Il cosiddetto sistema come lo ha chiamato Aristotele.

 

Addirittura, laddove c'è la presunzione di questa eleggibilità, Verdiglione scrive: «Ciascuna elezione trapassa in quanto diniego (Verneinung) nella resistenza (Resistenz), cioè nel processo del linguaggio». Il processo logico-storico, nella sua implacabile verità logica, al netto della nominazione, al netto della domanda, senza cui non c’è ascolto, non c’è cifra, non è nemmeno il processo storico-linguistico di cui parla Jean-Joseph Goux. L’autore di Freud, Marx. Economia e simbolico (1973) lascia la questione aperta «nel processo del linguaggio, ovvero nel paradosso del desiderio».

 «Non c'è elezione dell'elezione come non c'è desiderio del desiderio»: è in questa ginnastica che si trova l'essenziale intorno alla nominazione. Ciascuna elezione è fatua, non toglie che non ci sia il tentativo di eleggibilità se non come fantasma. E il fantasma trapassa in quanto diniego, in altro fantasma.

La processualità tra sintassi e frastica e la struttura della loro incidenza simultanea sfugge al fantasma di padronanza; e il narcisismo originario della cosa invia i suoi asterischi, i suoi segnali, i suoi indici.

 

Lacan entra in scena in questa densa pagina: «Se Lacan sfida la cultura occidentale con l’enunciato “non c’è rapporto sessuale”, non è certo per dare un contributo al criterio aristotelico del e del no, ma per rilevare nella struttura sessuale quanto vi è d’irriducibile a una composizione armonica, a una condivisione della vicenda della pulsione, all’uguaglianza del sex ratio».

 

 

Non è Lacan che sfida, ma “se” Lacan sfida. In breve, Lacan, sfidando, non analizza il suo enunciato. Non c'è l'analisi, con la teorematica e l’assiomatica. C’è l’assiologia negativa, la logica di ciò che vale, come se il valore potesse fissarsi, localizzarsi. Lacan sfida la cultura occidentale con l'enunciato “non c'è rapporto sessuale”, ma non sfata il rapporto sessuale, e ne propone il supplemento. Ricorre allo stesso incantesimo anche Derrida rispetto alla scrittura.  

Non si tratta di reperire il fantasma del fatto in Lacan o in Derrida, ma dell’analisi dei loro enunciati.

Siamo nel pragma, e così non c'è pathos nel pragma: ecco l'incompatibilità. Quindi la sfida come asterisco del due è per rilevare nella struttura sessuale quanto vi è d’irriducibile a una composizione armonica, cioè al rapporto sessuale. E il cerchio non si chiude: ecco la spirale nella sua struttura sessuale.

 

La sex ratio, con il suo principio di uguaglianza, è la ragione erotica, il gioco reciproco a papa e mamma. Sex ratio non è la sessualità, che Verdiglione sta elaborando come intellettuale, confrontandosi con il testo di Freud, alla punta della clinica senza più pazienti. Nonostante la pazienza, nessuno ha idea dell’atto, nessuno sa in cosa consista la raccontabilità dell’atto. 

 

Verdiglione si chiede e risponde nella parodia: «Ma cosa è raccontabile dell'atto sessuale? Niente». Niente perché è l'atto di cui il conto e il racconto non sono contabili e raccontabili. Ciò che è contabile e raccontabile è al netto dell'atto di parola, è il discorso come causa, il discorso spirituale e lo spirito del discorso, è l'incantesimo del cogito, l'incantesimo del soggetto, l'incantesimo che più si rompe e più strozza: «Ma cosa è raccontabile dell'atto sessuale? Niente». Nemmeno la contabilità dell’atto sessuale riesce.

 

Non c'è cronologia della testimonianza di cui mi trovo implicato come testimone civile, che non è uno statuto soggettuale. Quindi l’”ignoranza della cronologia”, «l'impossibilità di situare il godimento, mentre la confessione postridentina concerne il godimento come peccato a conferma di un corpo sofferente» (36).

 

La controriforma, 16 anni di congresso, concerne la localizzazione, impossibile, del godimento all’ombra del peccato, sempre da confessare. Confessione che vale la moratoria generale: ognuno in debito, ossia sottomesso alla pena e alla penitenza. Ognuno minacciato, con la promessa del credito della salvezza. Fra salvazione e perdizione ognuno è in pena e in penitenza, e le oligarchie religiose, militari, burocratiche prosperano divorando e divorandosi.

 

 La pena e la penitenza implicano il soggetto del pathos, il soggetto patetico, quello di ogni decreto penitenziale da eseguire. Come il decreto di Apollo per Edipo, nella tragedia. Il fantasma isterico volge in parodia la padronanza del lupo sul capro. Freud comincia l’elaborazione dell’isteria come vestigia della strega, lessema che impiega per la sua teoria che chiama metapsicologia.

«Nella grande scena del rogo» si compie l'amplesso mancato dell'inquisitore, nella sua invidia per il diavolo, “probabilmente”. Il soggetto (nonché l’anima) è l’equivalente generale dell’amato, mentre il metasoggetto è lo spaccio della bestia trionfante: l’amante.

La demonologia, l’espediente, la convertibilità delle cose nella gesticolazione dell'equivalente generale, del principio di uguale, nei suoi enunciati affigge la linguistica di ciascun caso. «La cancellazione del caso di qualità non riesce. La sessualità viene individuata nel posto dell'eresia per misurare la distinzione tra vero e falso, per impiantare sul sesso l'operatore economico della riproduzione». Fra il Malleus judaeorum (~1430) e il Malleus maleficarum (1486) si “formalizza” l’impianto dello sterminio in Germania di 350 comunità ebraiche nel 1349 durante la peste. E il “titolo” di Malleus hæreticorum viaggia fra Sant’Agostino e san Carlo Borromeo e altri “Padri della Chiesa”, formula inanalizzata che racchiude varie eresie.

L’eresia della stregoneria mantiene il rogo come la scena erotica per eccellenza dell'inquisitore e mantiene la scena nascosta nella camera matrimoniale, come la camera dell'operatore economico della riproduzione. entrambi sono gli attanti della riproduzione economica del fatto.

 

«A livello istituzionale, la questione sessuale, viene scambiata con la questione del riscatto, talora in scritti accesi e illuminati dall'idea di avvenire, che assegna al soggetto lo statuto morale della malinconia. Così la denuncia della repressione del sesso poggia sull’idea di bene, di sesso intoccabile, unico e mal servito». Il livello livella: così il Malleus (più che martello, il mega martello: il maglio) dà il “ben servito” alle donne chiamate streghe, che hanno il torto di far l’amore con i poveri diavoli e non con i ricchi inquisitori e psicopompi.

Anche l’elaborazione dell’idea dell’avvenire è una costante nell’elaborazione di Verdiglione intorno alla realtà intellettuale e alla creazione del fatto arcaico. La realtà intellettuale diviene il titolo di un libro, nel 2014 (Spirali).

Perché l'idea di avvenire che assegna al soggetto lo statuto morale della malinconia? Perché è l’idea del destino assegnato, al netto del tempo, nel chiuso della questione chiusa, che è caverna in Platone e sistema in Aristotele, ovvero prigione, nel bene e nel male, appesi all’albero della morte.

Nel libro Gli scomunicanti di Pierre Legendre si tratta degli inquisitori: seguendo le svolte del fantasma s’accorge che i censori sono “castrati”: il sesso intoccabile è il fallo, che è rappresentato anche come “pene con le ali”, da qui il sesso mal servito agli stessi inquisitori nella camera di servizio e nel concistoro, non a caso chiamato talvolta consesso.

 

Perché l’incantesimo religioso dell’obbligo al rogo? E non indaghiamo qui sul perché l’incantesimo militare dell’obbligo alla guerra. Nemmeno sul perché l’incantesimo burocratico dell’obbligo alla vessazione dei cittadini. L’obbligo al rogo è l’esecuzione alla quale nessuno mai è sottratto nel forgiare idee dell’avvenire. L’idea dell’avvenire è l’ingranaggio implacabile in cui ognuno è vincolato all’esecuzione cerimoniale della riproduzione economica dell’idea dell’idea. Eppure basta il gesto, l’analisi per sfatare il destino dell’idea dell’avvenire assegnato. Il gesto ha la sua linguistica. Il gesto inaugura la nominazione, il viaggio nomade delle galassie.

 

«La civiltà si avvale di continue operazioni che si ispirano al metalinguaggio, sul modello dell'intervento poliziesco: dalla sessuologia al sex-shop».

Il mundus, di tanta filosofia, si avvale di “continue operazioni” che sono le cooperazioni riproduttive economiche, che “si ispirano al metalinguaggio”, ossia al netto del linguaggio, al netto della nominazione. Non il linguaggio ma “un linguaggio”, quello di Lacan nella formula. “l’inconscio è strutturato come un linguaggio”, “sul modello dell'intervento poliziesco”, nonché semiologico, nonché psicopatologico e psicocriminologico. È il modello dell’intervento penale e penitenziario che obbliga al rogo e all'incenerimento domestico dell'Eros, il figlio dell'espediente. La parodia estrema del grande inquisitore, ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij, risiede nel bacio di Cristo. Il gesto il castello di cristallo di ogni potere, sia pontificale sia imperiale, con annesso sex-shop.

 

Leggere i Regolamenti del marx-shop, fra le pagine 35 e 36 de La psicanalisi questa mia avventura, è un’avventura: è l’avventura del cifratore, della testimonianza civile del caso di qualità Armando Verdiglione. La questione Verdiglione non sarà mai la questione della questione della questione. Nessun maglio arriva a laminare ciò che resta.

Tra le righe dell’equivalente generale e della riproduzione economica, il laboratorio cifrematico s’imbatte in cose difficili e anche nel bello della cosa. Sfatare l’incantesimo? Come? Lasciando l’aquilone inariarsi.

 

 

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